Aprile 28, 2025

di Vito Discrede

Il malato resta in corsia, monitorato.
Lievi miglioramenti, flebili segnali di ripresa ma, nonostante cambio equipe medica, di dimissioni non si parla.
Forse perché passo davanti a Villa Sofia, uno degli ospedali per eccellenza della città, che mi sovviene il parallelismo medico su questo 0-0 di Palermo-Parma.
Terzo pari per la nuova gestione tecnica, stavolta a reti bianche e con la capolista a un passo dalla meritata promozione dopo un torneo super.
Un punto a partita, bottino magro all’apparenza, con tre gare diverse l’una dall’altra nonostante stesso epilogo.
Eppure alla fine della gara e fuori dallo stadio si registra un cauto ottimismo; e anche sui media e giornali oggi.
Nulla di trascendentale attenzione, ma la consapevolezza di una dimensione diversa da qualche mese fa, comincia a farsi strada lentamente: avevamo pensato di avere una Ferrari, ma il campo giudice unico e insindacabile dice che è una buona macchina, che ce ne sono di migliori e sono davanti; si deve lavorare per migliorare e provarci, tutto qui.
Così come lenti sono i segnali di svolta che arrivano dalla squadra, ancora alla ricerca di soluzioni, del bandolo della matassa; con più di una difficoltà a liberarsi dalle scorie, dalle tossine di un paio di mesi costellati da prestazioni e risultati negativi.
Mignani, che come il suo predecessore non ha la bacchetta magica, ha scelto una strada conservativa, prudenziale sin dall’inizio, che continua anche col Parma: difesa a 3, centrocampo robusto e due ali pronte al sacrificio e a supportare le punte Brunori e Mancuso confermatissime.
Sul piano del ritmo e dell’impegno niente da dire, ma siamo ancora lontani da quella scossa sperata, da quel cambio di rotta auspicato.
Il Parma, leggero nella testa e con certezze maturate nelle stagione, è sceso in campo senza pressione alcuna, facendo vedere perché ha quasi venti punti di vantaggio sui rosanero.
Il Palermo però se l’è giocata opponendo quello che al momento il convento può passare: corsa, grinta e volontà, provando anche a creare gioco e a mettere in difficoltà l’avversario.
Ne’ e’ venuta fuori una partita con poche occasioni vere e che ha vissuto i veri sussulti per le scaramucce tra gli ultras e l’infortunio a Checco Di Mariano che sembra meno grave di quanto apparso dal vivo.
Non aver preso gol, questa una notizia, non accadeva da mesi, fatto che va rivalutato visto che nelle precedenti due gare i gol subiti erano stati 4 come quelli realizzati.
Meno pubblico allo stadio, complice l’anticipo del venerdì e forse anche le aspettative al momento deluse, disattese.
E’ un momento di stallo della stagione, una sorta di limbo dal quale tuttavia si uscirà presto.
A quattro gare dalla fine e coi play off oramai quasi certi (da definire la posizione), il Palermo rimane sotto osservazione; la cura Mignani sembra quasi dovere ancora iniziare, al momento solo lenimenti e interventi mirati a mettere in sicurezza delle funzioni basilari.
Le ultime quattro partite del campionato ci diranno su altre eventuali approcci terapeutici e sui risultati.
La distanza dalle prime, in ordine di gioco e punti, e le risultanze di ben 34 gare giocate, impongono una metamorfosi a tutto tondo per la truppa rosanero, se si vuole giocare da protagonisti la roulette dei play off.

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