di Roberto Rizzuto
Alle cinque del pomeriggio di un sabato di primavera che brucia quanto l’estate, i tifosi del Palermo, eroicamente arrivati a Cosenza dalle latitudini più disparate, hanno un miraggio, o forse no.
In controluce, sullo sfondo, c’è un ragazzo biondo, l’americano Lund, in vena di straordinari, che decide di lasciare il segno sulla partita e di arrivare fino in fondo al campo per vedere cosa c’è. Da lì, dall’ultimo centimetro di prato disponibile, fa partire un cross: chi c’è, c’è.
Ad esserci, per la zampata vincente, è Alessio Buttaro, redivivo terzino destro rosanero, rispolverato dall’armadio e scaraventato nella mischia dall’allenatore Mignani, per provare a smuovere le acque stantie intorno a un Palermo che sembra navigare a vista.
Si tratta del gol del momentaneo vantaggio della formazione rosanero, che offre ai propri tifosi presenti in curva la possibilità di dare sfogo a qualche coro da non tramandare ai posteri.
Una gioia effimera, ad ogni modo, dato che, nel secondo tempo, il fischiatissimo ex rosanero, Tutino, su calcio di rigore, pareggia i conti per i padroni di casa, fissando il punteggio sul definitivo 1-1.
Per Mignani, comunque, il dado è tratto: per la seconda partita consecutiva sotto la sua gestione, due giocatori ancora odoranti di naftalina, rispolverati dalla panchina, tolgono le castagne dal fuoco, regalando punti, e qualche certezza in più, alla squadra.
C’è ancora molto lavoro all’orizzonte per Mignani e i suoi: oggi il Palermo appare ancora come un malato in convalescenza, ma con delle prospettive di guarigione che giustificano una complessiva sensazione di ottimismo.
perfetta analisi