di Vito Discrede
E’ il solito ritorno dopo le soste: aspettiamo speranzosi di vedere il cavallo rosanero tirato a lucido, pronto e rampante allo sprint vigoroso.
Ma quannu mai!
Azzoppo’ il cavallo, che poi forse ha un dna da ciuchiuno, specchiandosi nei suoi tacchi e punta, fallendo l’ennesimo appuntamento per ricominciare ad ambire a posizioni di classifica nobili.
Di fronte a un Cittadella ruspante, senza nomi altisonanti ne’ ambizioni sbandierate, ma con un’idea di gioco valida, corsa e muscoli messi sempre davanti al blasonato avversario.
E col blasone, col solo nome non si va da nessuna parte, anzi si va “n’arrieri comu u curdaru”, in barba ai milioni spesi, ai propositi annuanciati e puntualmente disattesi.
Sopratutto senza rispetto, per una tifoseria onnipresente, appassionata e calorosa.
Senza rispetto, non solo per le prestazioni senza risultato, per l’esito sportivo in sé, ma per la prosopopea, per la presunzione di fare passare una prestazione grigia e al di sotto delle aspettative, in una gara gestite bene e decisa da episodi.
Dopo la solita partita anonima, condita da due pappine, nervi a matapollo e facce incredule da “ma riciemu vieru?”……
E adesso arriva lui (Mina perdonami) e si mette in cattedra: tigna lucida, occhi “spirdati” ci racconta la partita che nessuno ha visto, il gioco che non c’è, il treno che si perde sempre per colpa degli altri o per disattenzione.
Oramai la misura è colma: le interviste post partita del Genio Corini (specie quando si perde) brillano per creatività e fantasia, delle quali onestamente faremmo a meno, poco puntuali, quasi
irriverenti, lontane dalla realtà.
Già la realtà (questa sconosciuta a Corini, alla sua squadra e alla società che gli da il lavoro) che oggi dice che il Palermo, una corazzata per valore e budget, ha perso per la prima volta al Tombolato nella sua storia, ha raccolto zero punti col Cittadella in questo torneo, beccando tre gol tra andata e ritorno senza farne nessuno, sciorinando una prestazione cosi mediocre, tanto da non dare mai l’impressione di poterla raddrizzare, figuriamoci di vincerla.
Obiettivi e proclami da rivedere al ribasso, testa bassa, poche parole e lavorare: Questo il più antico ed elementare dei rimedi in situazioni come queste; mancano quattro mesi e diciotto partite alla fine della stagione regolare, migliorare prestazioni e classifica un obbligo nei confronti della tifoseria rosanero.