Aprile 28, 2025

di Vito Discrede

Piove sullo stadio Marassi in Genova.
Sono le 6 di pomeriggio inoltrate, e’ da poco finita la partita vinta dalla Doria sul Palermo e piove.
Piove sul solito migliaio di supporters palermitani al seguito della squadra ovunque; piove sulla testa di Eugenio Corini, lucida e imperlata di gocce e pensieri cupi, e piove sulla sua squadra, sulla sua classifica e sul suo gioco.
Un punto nelle ultime tre gare (2 in casa), con squadre relegate per diversi motivi nella seconda parte della classifica,nel momento topico in cui si sperava di spiccare il volo…..
Qualcosa si è rotto e il decollo e’ diventato un tonfo.
E ieri a Genova, al cospetto di una Samp apparsa tonica e capace di fare la gara specie nel primo tempo, si è persa pure l’ imbattibilita’ esterna da tutti decantata.
All’inizio della gara non pioveva, ma il Palermo faceva subito acqua da tutte le parti: troppo brutti i primi venticinque minuti del primo tempo, coi rosanero assaliti dalla foga blucerchiata e presi letteralmente a pallate.
Un caso e Pigliacelli non aver preso gol, sfiorato almeno tre volte clamorosamente dai locali.
Da fuori, con trame giocate e cross, la Samp metteva alle corde un Palermo in bambola, incapace di una benché minima reazione.
La squadra di Pirlo (squalificato in tribuna) rifiatava e il Palermo timidamente metteva la testa fuori dalla propria metà campo, rendendosi pericoloso in un paio di azioni.
La sensazione davanti alla tv era che portando la palla nell’area avversaria, qualcosa di buono potesse nascere.
Ma era un fuoco di paglia la Samp ripartiva e nel finale di tempo, all’ennesima situazione nel cuore della difesa rosa, Lucioni rinviava colpendo pallone e gamba di Esposito che lo anticipava di un soffio: l’arbitro Doveri assegnava subito un rigore, un po’ generoso alla luce dell’entrata non proprio ortodossa dell’attaccante blucerchiato.
Tuttavia il var confermava e Borini andava sul dischetto tra le proteste dei rosa; Pigliacelli lo ipnotizzava parando ma sulla deviazione lo stesso Borini insaccava.
1-0 Samp strameritato al riposo sotto la pioggia che nel frattempo aveva cominciato a scendere copiosamente.
La ripresa si apriva con un colpo di testa di Lucioni parato da Stancovic e un tiro dei locali.
Si vedeva da subito un maggiore equilibrio tra le due squadre, con un ritmo più pacato causa anche il campo inzuppato.
Non accadeva tuttavia nulla con la Samp guardinga e il Palermo alla ricerca di una spinta in avanti, mai chiara a dire il vero nelle idee e sopratutto nel gioco.
Corini metteva mano alla lussuosa panchina già dopo un quarto d’ora scarso, inserendo Mancuso al posto del non pervenuto Insigne (con l’altro esterno Di Francesco fra i più opachi).
E poco dopo mandando nella mischia anche Valente e Soleri.
E con un assetto a trazione anteriore e la Samp a venti minuti da un successo importantissimo e un po’ insperato alla vigilia, arrivavano tutte nel finale le occasione per pareggiarla.
Mancuso e due volte Soleri mancavano di un nulla l’1-1, per la bravura dell’estremo doriano e per un pizzico di lucidità mancata nell’assestare il colpo.
Stancovic si faceva trovare sempre pronto, sia sul tiro e il colpo di testa a poca distanza di Edo Soleri, sia nell’azione di Mancuso.
Proprio per questo finale restava rammarico, per un pareggio che sarebbe potuto arrivare, ma che non avrebbe fugato le ombre di una prestazione per larghi tratti anonima, non all’altezza di una squadra costruita per il salto di categoria.
Piove alla fine sui reparti della squadra rosanero, tutti nessuno escluso sotto accusa insieme al Mister Corini, che deve prontamente trovare rimedi per un involuzione repentina, che ha tolto in una decina di giorni entusiasmo e certezze (come lui ha ammesso in sala stampa).
Crisi aperta dunque, di risultati e, quel che preoccupa di più, di identità e gioco.
Nemmeno il tempo di “asciugarsi” che già mercoledì il Brescia sarà alla Favoriia per il recupero e domenica arriverà il Cittadella. Uno snodo già fondamentale per il campionato del Palermo, con un manipolo di squadre che marciano spedite in vetta, e con altre che arrivano da dietro con velleità di alta classifica.
Due partite in sette giorni con un solo risultato utile per il Palermo, costretto a vincerle entrambe.
Poi la sosta dove si potrà tirare un primo rendiconto dopo un terzo e passa di torneo.

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