di Vito Discrede
E’ una Pasquetta col pallone nella coda.
Si perché dopo griglie e fumi delle arrostute il tifoso rosanero e’ atteso dal Cosenza.
La tradizionale grigliata del lunedì dell’Angelo non ferma la passione pallonara dei palermitani che rispondono alla grande (saranno oltre 21mila allo stadio)che si arricampano da villini e pezzi di prateria o campagna che dir si voglia, per sostenere i propri beniamini nell’ inseguimento del treno play off.
I risultati delle altre inchiodano la squadra di Corini ancora di più all’obbligo di una vittoria, con le altre concorrenti che hanno cominciato a correre in vista del traguardo.
Dall’uovo di Pasqua di Mister Corini esce fuori una formazione a sorpresa: in mezzo un quartetto di mediani, con Jacopo Segre all’ala destra, a mo’ dei numeri 7 degli anni 70/80 e gli esterni Tutino e Valente in panca.
La cosa non sfugge al tifoso “appanzato” ma calcisticamente vigile.
Dopo un avvio volenteroso dei rosa, la gara si incanala in un binario di equilibrio, dove le trame di gioco risultano confuse e balbettanti.
Se non fosse per l’accompagnamento canoro della curva nord ci si potrebbe anche assopire vista l’ora e gli effetti post grigliata.
Inoltre la digestione non viene aiutata da un Palermo incolore e sbiadito, che sembra essere ritornato quello del girone d’andata.
E quando il Cosenza sfiora il vantaggio, si capisce che la serata non sarà delle più agevoli.
Il Palermo del primo tempo e’ stucchevole nel suo giro palle prevedibile e sterile, e poco reattivo messo ancor più in difficoltà da un Cosenza che fa densità nella sua metà campo e riparte pericolosamente.
Stona sopratutto l’undici messo in campo: in una partita da vincere a tutti i costi l’espediente del centrocampista in più non ha effetto alcuno, anzi.
Pigliacelli ci fa andare al riposo sullo 0-0: l’intervallo porterà consiglio (così si spera).
“Pari ca viennu r’areustiri….”, “Corini cafuddo’ ca birra…..”, “mi stannu faciennu addigiriri I stigghiuola”.
Registriamo all’intervallo alcuni coloriti commenti, di cui sopra un piccolissimo estratto.
Al netto del folclore delle esternazioni del tifoso palermitano, risulteranno le cose più belle della serata.
Infatti nel secondo tempo si assiste a una fotocopia sfocata del primo, senza un sussulto ne’ un’azione degna di nota se non qualche sortita cosentina.
Dopo quasi mezz’ora di nulla in campo e di confabulazioni del Mister col suo vice, una specie di confessione in piedi, le sostituzioni che quantomeno consegnano un minimo di brio al quarto d’ora finale.
Seppur con nulla di trascendentale, si vedono un paio di sgroppate, qualche tentativo velleitario e con foga, una squadra più centrata e sul pezzo.
Ma sono i lupi della Sila a sfiorare il colpaccio in zona Cesarini: in pieno recupero Delic in tap in segna a ridosso della linea di porta; sbandiera il segnalinee sotto la tribuna l’offside.
Di qui I lunghissimi minuti di consulto var durante i quali nervi e stomaci dei tifosi rosanero, già super stressati, vengono messi ancora di più a dura prova.
Il var convalida il fuorigioco e si finisce, fra i fischi e gli improperi per in occasione persa e sopratutto giocata in malo modo.
C’è fumo sopra la Favorita quando usciamo, non da arrustuta ma di rabbia, che si alza e si perde verso il cielo, come la speranza di play off del Palermo.