di Vito Discrede
Siamo pochini a questo Palermo-Brescia.
L’orario infausto (giorno feriale ore 1830) tiene lontano anche gli abbonati oltre che gli affezionati al botteghino.
Se ci aggiungiamo i risultati magri della truppa di Corini nelle ultime gare il gioco e’ fatto per spalti poco gremiti, ma vocianti e a supporto della squadra.
Con la Leonessa bresciana rapporti da sempre tesi e dopo quel 2-2 dello scorso finale di campionato (inutile punticino per gli obiettivi di entrambe) ancor più esacerbati.
E’ una gara bivio per le due compagini e i due mister, con tre risultati negativi alle spalle e l’esigenza per le differenti ambizioni di fare bottino pieno.
La partita lo certifica subito, tanto che già dopo un minuto Dickmann finisce nel taccuino dei gialli dell’ arbitro, causa una rudezza in mezzo al campo.
Il gioco latita, tra confusione tecnica e sportellate: anche Cistana al quarto d’ora viene ammonito.
Il Palermo prova a fare la gara ma con poca lucidità e i soliti problemi di fluidità della palla.
In mezzo due mediani Stulac e Gomes, poi dietro al bomber Brunori, tre a supporto Mancuso, Coulibaly e il ritrovato Valente.
I presupposti con questo 4-2-3-1 per una gara d’attacco e viva ci sono tutti, ma di azioni ne arrivano poche e di occasioni vere nemmeno l’ombra.
I rosanero restano attanagliati dai loro soliti problemi e, supponiamo, anche dalla tensione per il dovere della vittoria ad ogni costo.
A metà tempo si fa male Ceccaroni e subentra Marconi, un altro della vecchia guardia, della promozione in B.
E sarà un caso dopo qualche minuto il Palermo improvvisamente passa: Brunori accende Valente sulla fascia, il cross dell’ala viene insaccato di testa da Coulibaly in inserimento centrale.
1-0 nell’unica occasione ben manovrata e costruita che la gara vedrà.
Si spera di chiuderla col Brescia intontito invece si arriva al riposo col vantaggio minimo e senza altri sussulti.
La ripresa non cambia cliché; il Brescia prova ad organizzare qualcosa con scarsi risultati; il Palermo aspetta il momento buono per colpire ma non affonda mai il colpo.
Gli allenatori già al 70’ hanno provveduto a ben 7 cambi (4 i locali e 3 gli ospiti) nel tentativo di invertire la tendenza, ma con esiti modesti.
Alcuni cambi di mister Corini lasciano più di qualche perplessità (la sostituzione di Brunori al 64’ e sopratutto l’innesto del difensore Buttaro per Valente a venti minuti dal termine).
E così accade, che non chiudendola, gli avversari restano vivi, prendono coraggio e si rischia il patatrac dietro.
Sbaglia un paio di deviazioni Soleri per il raddoppio e c’è il tempo per Corini di farsi espellere (il nervosismo in campo e’ palpabile).
Poi e’ solo per un caso se nel finale il Brescia non pareggia, con due occasioni finite fuori si un nonnulla, che fanno correre più di un brivido sulla schiena dei tifosi rosanero.
Fischia la fine l’arbitro e la vittoria, che mancava da ben tre turni, torna a baciare i colori rosanero.
Restano tutte le perplessità, di una squadra che non riesce ad esprimere un gioco fluido e ragionato, valido per tentare ambire alla promozione diretta: dopo 12 giornate il percorso tanto decantato da mister Corini sembra accusare pause preoccupanti e singhiozzare in modo preoccupante.
Il terzo posto in classifica, il ritorno alla vittoria e la buona prestazione di alcuni giocatori da tempo in naftalina non fugano preoccupazione e perplessità.
Urge un inversione di tendenza e soluzioni per competere con Parma, Venezia che al momento sembrano avanti per gioco e prestazioni; e con le altre che pericolosamente incombono da dietro (Cremonese su tutte).
Domenica arriva il Cittadella squadra da sempre ostica e indigesta (lo scorso anno mai battuta, solo due pari), un banco di prova tosto e fondamentale per Corini e i suoi uomini.