di Vito Discrede
Parma, e’ qui la festa!
Sembra proprio così, una festa il quel di Parma quando le telecamere di Sky aprono il collegamento col Tardini: una marea rosanero ammanta gli spalti delll stadio ducale.
E’ la prima di otto partite determinanti per il futuro del Palermo oramai con l’obiettivo dichiarato dei play off, e il suo popolo non vuole di certo tirarsi indietro dalla lotta, rispondendo per l’ennesima volta alla grande presente.
L’avversario e lo stadio sono di gran blasone, inoltre la squadra di Buffon seppur indietro in classifica, e’ costruita per andare in A: ci sono tutti gli elementi per misurare ambizioni e tenuta del Palermo.
Gli inizi shock delle ultime due gare, coi rosa sotto quasi subito, fanno un po’ da cappa sulle nostre teste quando dopo il calcio di inizio il Parma colleziona subito un paio di occasioni pericolose.
Stavolta il Palermo regge solidamente e risponde con un tiro di segre di poco alto.
La gara si incanala su un binario di equilibrio che caratterizzerà tutto il match.
C’è con loro Franco Vazquez, il Mudo mai dimenticato qui da noi; a Palermo una magnifica promozione e un campionato di A scintillante nell’era Iachini.
Nonostante oggi più compassato e oltre i trent’anni, e’ una bellezza vederlo giocare, vedere come tratta la palla e come porta a scuola gli avversari: un lusso per la categoria che passerà all’incasso.
La sensazione è che solo un episodio o un colpo di un singolo possa spezzare la parità.
E infatti l’episodio arriva per il vantaggi del Parma intorno alla mezz’ora: la guardialinee dirimpetto alla tribuna assegna erroneamente un corner al Parma; i rosa protestano e sullo sviluppo del corner beccano gol dal centro dell’area non chiudendo su Benedyczak che di piatto insaccava.
Il Palermo continuava a protestare per la deviazione nel contrasto ma l’arbitro era irremovibile.
Il Parma faceva l’errore di aspettare e gli ultimi dieci minuti del primo tempo consegnavano un bel Palermo, il migliore di tutta la gara.
I rosanero reagivano con piglio prendendo le redini della gara e arrivavano giustamente al pari con Soleri, che approfittando di un’amnesia della retroguardia crociata, dopo una corsa solitaria verso Buffon, ribadiva in rete a porta sguarnita la respinta di quest’ultimo.
1-1 al riposo giusto epilogo di un primo tempo vissuto in grande equilibrio di gioco e azioni.
E ancora più bloccata era la ripresa: gioco spezzettato, occasioni nulle.
Prendeva ancora di più il comando delle azioni il Mudo Vazquez, che già nel primo tempo si era distinto come anima del gioco parmense.
Tutte le trame passavano dai suoi piedi, con splendidi tocchi e soluzioni illuminanti.
Che tuttavia sembravano predicare nel deserto dei compagni, col Palermo a rintuzzarle e aspettare l’occasione buona.
Dopo oltre trenta minuti di nulla, coi portieri a girarsi i pollici e la partita incanalata su un fisiologico pari, a sorpresa la giocata decisiva.
Il solito Vazquez lavora un pallone e lo portava sapientemente al limite dell’area: rasoiata che passa fra un nugolo di gambe, Pigliacelli che la devia centralmente e tap in del neo entrato Kulibaly: minuto 78.
A dodici dalla fine la frittata, pardon la parmigiana,sembrava irrimediabilmente fatta, ma il Parma arretrata a di brutto a difesa di un inaspettato vantaggio dando così al Palermo la chance del pari.
Per ben tre volte i rosa battevano a rete: prima con un tiro del neo entrato Masciangelo parato facilmente da Buffon; poi con Vido (anche lui subentrato) che sparava in diagonale a lato e infine con Valente, innescato da un lancio preciso di Damiani: l’ala rosanero da ottima posizione in area sparava alle stelle.
Finiva con una sconfitta dolorosa per come maturata e arrivata, avendo giocato alla pari e non demeritato al cospetto di un avversario forte e ambizioso.
Esame non superato dagli uomini di Corini, ma non fallito del tutto essendoci ancora sette gare e chance intatte di centrare l’obiettivo.
Da questa consapevolezza e da una classifica che e’ cambiata di un nonnulla, i rosanero dovranno ripartire nella serata di Pasquetta alla favorita al cospetto del Cosenza.
Un’altra tappa, un’altra verifica, questa volta con l’obbligo di un epilogo diverso da quello odierno.